venerdì 14 agosto 2009

Narni, un ospedale che non ha più futuro

Narni "Signora mia, che caldo!". É un pomeriggio, primo pomeriggio, di piena estate. La persona che pronuncia questa frase, un uomo, è anziano. Si rivolge ad una signora che dovrebbe avere più o meno la stessa età. Tutti e due sono in degenza in un reparto dell'ospedale di Narni. Sono in una stanza dove l'aria condizionata non è in funzione. C'è un condizionatore portatile, spento.
Le finestre sono aperte e l'aria calda entra tutta. Mentre i familiari in visita, seduti vicino al letto, si sono portati il ventaglio. Fuori da quelle stanze, corridoi stretti. Più avanti ci sono reparti ed uffici più confortevoli, mentre proseguendo ancora si tornano a vedere, in altri punti, i segni di una struttura vecchia e situazioni dall'aspetto poco igienico. E così, se in alcuni reparti ci vengono da Terni e pure da Viterbo per farsi ricoverare lì (ostetricia ne è un esempio), dall'altra ci sono angoli e punti in cui si ha l'idea di un palazzo ormai superato. Basta guardarlo da fuori, già dalla strada che porta fino al paese, e la costruzione evidenzia già esternamente l'intonaco che si stacca. La salita che dalla strada porta all'ospedale di Narni non ha un marciapiede.
Dura, per chi se la fa a piedi. Tutti gli altri ci vanno con l'auto. Tanto c'è il parcheggio fuori, con posti liberi ed a pagamento. Anche se non manca l'incivile che, per non sostare sulle strisce blu e risparmiare qualche spiccio, parcheggia sui posti riservati al personale. Lungo la stradina che porta verso l'obitorio ci sono sei cassonetti per l'immondizia, in fila, tutti stracolmi di rifiuti che tracimano ed emanano un olezzo caratteristico. Ributtante. Entrando nell'ospedale, si nota subito una stanzetta per le attese. É piccola e stretta e spesso lì sono in tanti ad aspettare una visita o un primo controllo. Di fronte alle scale ed agli ascensori, vicino alla sala gessi, c'è un altro vano per le attese, spazioso ma senza ventilatori, né condizionatori. Qualche volta passare attraverso il corridoio diventa difficile. Succede quando le sedie a rotelle vengono lasciate lì in attesa di un riutilizzo. Si sale ai piani. Si possono prendere le scale o i due ascensori. Uno di questi è stretto. Come non è certo largo l'altro, quello per le barelle. C'entrano giusto una barella col paziente ed i barellieri. Presenta i pulsanti per salire ai piani vicino ai quali le destinazioni verso i reparti sono state scritte con un pennarello. Ma sono state scritte parecchio tempo fa e si stanno cancellando. Se si arriva al secondo piano e si seguono le indicazioni verso il reparto di ortopedia, ci si imbatte in un corridoio e poi in una passerella di collegamento tra un'ala e l'altra dell'edificio. Intorno, da entrambi i lati, una fila di finestre. Con vista sul tetto, sui piccioni (a volte pure sulle loro carcasse) e sul guano. Uno spettacolo poco gradevole (e poco igienico) e lo è ancora meno d'estate, quando le finestre sono aperte ed a prova d'ingresso di piccione. Guardando fuori non è insolito notare qualche cavo metallico penzolante. Più avanti, poco prima del corridoio delle degenze, una fila di poltroncine in plastica fatiscenti e sedie vecchie, vicino ad un altro ascensore obsoleto e ad una stretta e buia rampa di scale che porta al piano inferiore. Nelle degenze ci sono anche stanze piccole in cui sono ricoverate dalle quattro alle sei persone.
In alcune si sta stretti ed in qualche caso si vedono malati sistemati negli angoli. In tutti i reparti si nota che non tutte le stanze hanno il condizionatore d'aria fisso. In altre ci sono quelli portatili con il tubo che sfiata verso l'esterno attraverso il foro nel vetro della finestra. In qualche stanza sono spenti persino quelli e molti degenti si attrezzano portandosi i ventilatori da casa.
Sempre muovendosi tra piani e reparti, se si guarda in alto e si fa attenzione non si fa a meno di notare qualche lampadario senza plafoniera. Fatica anche chi è nei vani di attesa.
"Qui non ci si sta – dice un uomo in sala d'attesa ad ostetricia – devo prendere un po' d'aria."
Vicino c'è una signora che non commenta e pensa solo ad agitare su e giù il ventaglio.
"é anche vero – spiega un ternano che è andato a farsi curare a Narni – che qui si aspetta di meno rispetto a Terni. Il personale medico ed infermieristico è in gamba.
Sono tutti bravi e gentili."
Ma un altro che lo accompagna dice pure che "in un ospedale in cui si fanno operazioni e si è sottoposti ad anestesie anche generali, è impensabile che non ci sia una rianimazione."Un paziente dell'ortopedia, venuto per una visita di controllo trova strano che lo mandino prima a fare la visita e poi le lastre.
"Io, intanto – spiega - vado a fare le lastre."
Domenica 02 Agosto 2009 di Paolo Grassi
Il Messaggero

Nessun commento:

Posta un commento